#Orvieto


Viaggiare è anche e soprattutto orientarsi a naso.
Lasciarsi consigliare e leggere recensioni che indirizzino un minimo sono cose che possono aiutare, certo, ma ispirarsi sul momento resta sempre l'idea migliore.
Una strada anziché un'altra.
Un ristorante piccolo e poco {o per niente} segnalato, che invita semplicemente ad entrare, proponendo un menù appetitoso e cura dei dettagli.
E' vero che l'abito non fa il monaco, ma rischiare fa bene alla vacanza, trasgredendo a liste e tragitti meticolosamente organizzati e avventurandosi un po', lasciandosi guidare dall'istinto.


E pazienza se capita di sbagliare, come mi è successo nell'ultimo giorno di permanenza ad Orvieto, in cui mi sono ritrovata a mangiare in un ristorante anonimo, scelto per puro caso, un piatto di pasta probabilmente precotta e, nemmeno a dirlo, abbastanza disgustosa! 

E' bello curiosare e perdersi in luoghi non nominati dalle canoniche guide, perché è quello che diventa ricordo. Che vale la pena di essere raccontato.

Camminare e lasciarsi avvolgere dalle atmosfere evocative di certi luoghi è confortante, specie quando le feste lontane dai propri affetti creano un po' di nostalgia.
Orvieto stringe a sé, tra le sue stradine dai profumi inconfondibili e tra gli archi che toccano il cielo. Ma è inevitabile - perdendo lo sguardo fra i suoi tetti antichi e fra le sue vallate bagnate dalla pioggia di un inverno che, a Pasqua, era ancora restìo ad allontanarsi - sentire una dolce malinconia.
Di quelle che fanno sorridere, che portano con sé ricordi.






Sarà che Orvieto, per me, non è stata solo Pasqua 2015, ma è 11 anni, maglietta rosa, pantaloncini a fiori e occhiali rossi. E' mamma, papà e sorella fra vicoli umbri, chiese e tartufi. E adesso è me e Lui, e non posso fare a meno di pensare al tempo che passa, che cambia e che mi cambia.

In questa città occorre andare, semplicemente.
Un po' dove capita.
Ogni angolo vi stupirà con qualcosa di magico, ogni vicolo racchiuderà in sé un segreto, ogni portone avrà un colore che vi stregherà e ogni cancello avrà un fiore che avrete voglia di fotografare.
Scarpe comode, quindi, e via. Senza meta.




Tra le cose da non perdere, si sa, c'è il meraviglioso Duomo, gioiello dell'arte gotica italiana, con la sua facciata che racconta la Salvezza, dalla Creazione del Mondo al Giudizio Universale. O il Pozzo di San Patrizio, costruito nel 1527 per volere di Papa Clemente VII per assicurare acqua alla città. Profondo 62 metri, conta 258 scalini da scendere e, poi, risalire!
Il resto verrà da sé.
Girovagando vi imbatterete senz'altro nella Torre del Moro, nella P.zza del Popolo, nel Museo dell'Opera, e nella Fortezza di Albornoz, che sovrasta la valleoggi ospita un parco pubblico e potrete ammirare un paesaggio spettacolare sotto i vostri occhi.
Da vedere la Chiesa di San Giovenale, gioiello del 1004 con affreschi medievali ben conservati.








Dove Mangiare (per la serie: orientarsi a naso e cascare bene)

Da Carlo, P.zza del Popolo 9.





Ambiente informale, staff simpatico e cordiale, cibo buono.
Consigliate le pappardelle fresche al ragout bianco di cinghiale e chianina, gli affettati locali e il tiramisù scomposto. Carlo ai fornelli e la madre in sala valgono una visita, piatti a parte {che sono davvero gustosi}.

L'Altro Vissani, Via del Duomo 25.








Era il giorno di Pasqua, il locale pieno, ma l'attenzione al cliente è stata davvero impareggiabile, così come le tempistiche di servizio ai tavoli.
Ho mangiato coratella, lasagna con ragout alla bolognese, spezzatino di agnello ai carciofi in fricassea e mattonella al torrone e miele di spiaggia con fondente fuso.
I piatti sono invitanti, dal sapore semplice e delicato. Forse - come ho letto in giro - molti si aspettavano qualcosa di più da un ristorante che porta il nome di Vissani, ma non si può pretendere troppo da una versione che resta, pur sempre, low cost.

Dove Dormire (per la serie: sì a Booking)

B&B Ippolito, via Ippolito Scalza 27.








Dimenticate il concetto di b&b moderno e tornate al passato, dove si dormiva in casa dei proprietari e dove la colazione la si faceva con loro.
Qui non incontrerete gente se non Annalisa, regina della casa, di una gentilezza e generosità autentica.
La vista sulla valle è il pezzo forte e l'impatto è fantastico, si respira aria fresca, pulita e il silenzio fa da padrone su ogni cosa.
Il B&B Ippolito è composto da due sole stanze, e si assapora appieno la serenità di un ambiente completamente a disposizione, come la meravigliosa veranda coperta, che dà su un'enorme distesa di verde.
Le camere sono antiche ma pulitissime, senza un filo di polvere. C'è un angolo, nella sala comune, che Annalisa ha sistemato per i suoi ospiti, dove è possibile preparare - in qualsiasi momento - una bevanda calda: tè, cioccolata, caffè o una tisana fra quelle disposte sulla mensola.
E poi libri, libri ovunque. Alcuni nuovi, altri antichi.
Il B&B Ippolito si trova proprio al centro di Orvieto: per arrivare alla strada principale occorrono cinque minuti di passeggiata lenta fra cancelli e balconi fioriti.

Dove fare acquisti (per la serie: ovunque ti giri c'è un negozietto da scoprire)






Troverete moltissimi negozi di souvenir {ma non solo} camminando per i vicoli di Orvieto. Vi consiglio, però, di fare un salto da Il Mago di Oz in via dei Magoni 4. Sarete, in prima battuta, incuriositi dal nome, incorniciato da un arco antico, e - una volta raggiunta la vetrina - ripeterete per circa un quarto d'ora la frase "Lo voglio!" rivolta a qualsiasi oggetto con cui i vostri occhi entreranno in contatto! Varcata la soglia sarà ancora peggio: i grandi diventeranno bambini, i bambini cercheranno di portarsi a casa di tutto e anche chi non sa sognare, qui dentro, non avrà scampo!

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Commenti

  1. Mi hai fatto venire voglia di tornare ad Orvieto il prima possibile...

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    1. Che bello :) eh sì, Orvieto richiama a sè, anche io voglio assolutamente tornarci!

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